martedì 8 marzo 2016

Una donna del passato da cui prendere esempio - di Douglas Swannie

La mia proposta per una donna del passato da cui prendere esempio è la coraggiosa umanista Olimpia Fulvia Morato (1526-1555). Fu probabilmente la più famosa umanista donna del Rinascimento, nata a Ferrara nel 1526 e figlia dell’umanista Fulvio Pellegrino e di Lucrezia Gozzi. Educata, fin dalla tenera età, dal padre in lingua e letteratura latina e greca, si rivelò un genio molto precoce in astronomia, botanica, zoologia e meteorologia.
All'età di 14 anni, Olimpia divenne compagna di studi della principessa Anna d'Este, figlia di Renata d'Este, e cinque anni più giovane di lei: con la principessa ella fu educata dai precettori, i fratelli Johann e Kilian Sinapius, originari di Schweinfurt (Baviera). L'anno dopo, nel 1541, fu convertita, assieme al padre, alla Riforma protestante dall’umanista torinese Celio Secondo Curione. Ma, nel giro di pochi anni, a causa della crescente pressione dell'Inquisizione e dei Gesuiti sul Duca di Ferrara Ercole II (questi aveva perfino confinato la moglie Renata, di fede protestante, nel palazzo di San Francesco), Olimpia si trovò in una situazione sempre più difficile resa più penosa dalla morte del padre nel 1548.
Nell'inverno 1549 Olimpia decise di sposare il medico protestante Andreas Grundler, che si era laureato in medicina a Ferrara: una scelta di campo coraggiosa dell'umanista ferrarese, che lei confermò anche nella primavera 1550, quando, assieme a Lavinia Franciotti della Rovere Orsini, e sfidando la potente Inquisizione, cercò inutilmente di intercedere per la liberazione del fornaio di Faenza, Fanino Fanini, imprigionato come predicatore calvinista e successivamente impiccato e bruciato sul rogo il 22 agosto dello stesso anno.
Le crescenti persecuzioni contro i protestanti italiani convinsero Olimpia di emigrare in Germania nell'estate 1550 con il marito e con il fratellino Emilio di otto anni. Essi si stabilirono proprio a Schweinfurt, dove Andreas fu nominato medico della città e dove Olimpia, incoraggiata da Curione, tradusse i Salmi in greco e mantenne una fitta corrispondenza con letterati e riformatori in tutta Europa.
Ma era destino che Olimpia non potesse godere finalmente di un periodo di pace: nel biennio 1553-54, a causa della cosiddetta Seconda Guerra dei Margravi, Schweinfurt fu occupata, a più riprese, dai vari belligeranti, con successiva epidemia di peste e saccheggio della città. In quest’ultima occasione, Olimpia, Emilio e Andreas si salvarono per il rotto della cuffia, ma purtroppo persero tutti i loro averi, compresi moltissimi manoscritti della scrittrice. Vagarono per un mese di città in città e la salute di Olimpia peggiorò sensibilmente, a causa di frequenti attacchi di malaria. Finalmente, nel luglio 1554, i conti di Erbach offrirono a Andreas Grundler un posto di professore in medicina all'università di Heidelberg e l'umanista Jacobus Mycillus, ben conscio della fama e della preparazione della ferrarese, invitò Olimpia a dare lezioni di greco all’Università stessa.
Nell'ultimo anno della sua vita a Heidelberg, Olimpia riuscì a ricostruire, a memoria, alcuni suoi poemi distrutti, a riformare una nuova biblioteca con l'aiuto di Curione e a riprendere i contatti con i più famosi riformatori, come Pier Paolo Vergerio, a cui chiese di tradurre il Grande Catechismo di Lutero in italiano, ritenendo che potesse essere di grande utilità "ai nostri italici, specialmente alla gioventù". Tre anni dopo la Opera Omnia di Olimpia Fulvia Morato fu fatta pubblicare dall'amico di sempre, Celio Secondo Curione, presso l’editore Pietro Perna.
Ma la salute di Olimpia era definitivamente compromessa: il 26 ottobre 1555, all'età di soli 29 anni, ella morì di tubercolosi, seguita, alcune settimane dopo, dal marito e dal fratello, uccisi dalla peste.

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